Lenzuola

Ho due lenzuola vecchie di vent’anni
e una federa a fiori
che tengo in casa per gli amici intimi,
usandole sempre ma ogni volta pensando
e pregando, temendo lo strappo
che deve seguire al lavaggio,
ogni volta congetturando
un utilizzo diversificato dei ritagli
come tendina , fazzoletto, come involucro antipolvere,
come sacca per le pantofole.

I miei amici non lo sanno che ogni volta un poco tremo
a vederli dormire beati
nel sudario di un passato solo mio
che ogni volta per loro si assottiglia e ogni volta,
grazie a loro, mi tortura.

Stefano Dal Bianco (Padova, 1961), da Ritorno a Planaval (Mondadori, 2001)


Alcuni momenti pompano adrenalina nel cuore, prosciugano la lingua e intasano i polmoni. Come un tuono ti sommergono nel rumore, no, come un lampo ti fulminano la laringe. Tosse. Quando è accaduto, sono rimasta senza parole. Non lo hai detto tu stessa? Non lo hai detto a un’amica intima che agli inizi della vostra amicizia, sovrappensiero, ti chiamava col nome della sua cameriera nera? Hai dedotto che voi due eravate le sole persone nere nella sua vita. Alla fine ha smesso di farlo, anche se non ha mai riconosciuto il lapsus. E tu non glielo hai mai fatto notare (perché?), e tuttavia non dimentichi. Se fosse un dramma familiare, e potrebbe esserlo benissimo, sarebbe questo il tuo errore fatale – la memoria, veicolo di sentimenti. Ti senti offesa perché è il momento del «tutti i neri si somigliano» o perché ti ha confusa con un’altra persona dopo che siete state così intime?

Claudia Rankine (Kingston, 1963) Citizen. Una lirica americana (66tha2nd, 2017)