La pietraia

Mai ti potrei pensare sul fondale grigio
dei lavori per vivere: sì, forse, povero
vagabondo, artista di strada, clochard…

Io narciso folico costruito
per ottenere risultati nella vita…
Tu stratosferica sfinge
incapace di volere di pretendere…
Vuoi essere mia amica?

Quando emette sospiri la pietraia
nelle notti di vento
tu fai le domande cretine.
Tua amica? Perché? Come?
Quando mai?
Io ti amo più della mia vita
e adesso lasciami perdere.
Franco Buffoni (Gallarate, 1948), da Jucci (Mondadori, 2014)

– consigliato da Maria Grazia Calandrone

 


In morte di Alessandro

Soltanto chi si è trovato davanti alla porta
Dietro la quale viene torturato un uomo
Che senza io si avvierà  alla morte
Sa cosa davvero sia l’assurdità,
Dicevo una sera ad Alessandro
Che mi accompagnava in Centrale
Citando Hermann Broch.
Parlavamo della fine di Regeni.
Adesso da lassù sento quasi
Il borbottio degli angeli più anziani,
E bisbigliano i più timidi,
Ma certi altri alzano la voce
Mentre i grandi candelabri e i ceri spostano
In excelsis, tra Virtù e Principati…
Uscir di vita, se ci sono gli dèi,
Scriveva Marco Aurelio nei Ricordi
Non è affatto cosa esecrabile,
Perché non è possibile che ti vogliano far male;
E se non ci sono, o non si curano delle cose umane,
A che varrebbe vivere in un mondo
Senza provvidenza e senza dèi?
Io non credo in nessun dio, Alessandro,
Per questo adesso ti so
In quell’isola a Nord di Ortigia
Chiamata Syria per il sole al tramonto,
Terra beata dove in tarda età soltanto
Si muore
Per la freccia gentile di Apollo in un istante
E senza provare dolore.

Franco Buffoni (Gallarate, 1948), da La linea del cielo (Garzanti, 2018)