sto con i nomi propri

sto per i nomi propri
di persona e di luogo
(Giovanni Francesca
Rupanego Calacoto)
per i forse e i qualcosa
per i proverbi,
anche banali o insulsi,
e i modi di dire antichi:
le concrezioni geologiche della lingua
di cui (se mai c’è stato)
s’è perduto l’inventore,
per i mattoni cotti
nella fornace comune
e non per i fragili e raffinati vasi
foggiati dal ceramista solitario
nel suo studio

Enrico Testa (Genova, 1956), da Ablativo (Einaudi, 2013)


i narcisi s’interrogano l’un l’altro

i narcisi s’interrogano l’un l’altro
assottigliandosi sempre più.

Chiedono di te
delle tue mani
della tua figura incerta.
Nessuno li raccoglie.
Sfioriscono sullo stelo.
Alle spalle la montagna deserta
e, azzurro e vuoto,
il cielo di gennaio

Enrico Testa (Genova, 1956), da Ablativo (Einaudi, 2013)