Là ancora brusiscono

Là dove assiduo riscrive
il grillo le sudate erbe del giorno
e la cavalletta fila
affaticata la luce delle stelle,
era smemorato il sonno
sotto le travi trepide
di celesti tetti luccicanti.

Là ti addormentava
– se era vero – di tenebre
e rugiade il soffice bisbiglio
e sfavillante per abbagliate crune
ti svegliava l’oro di fili sospesi.

Tra pietre argentate
sul segreto intrico di odorosi fieni
là ti fissava – se era vero –
il muso sapiente
dell’annoso ghiro.

Là ancora brusiscono
voci che bufere di boscaglia
fervide travolsero
e hanno nelle trafitture d’addiaccio
delle notti tinnii
come di anelli trasalenti sui sordi
legni delle greppie.

Luciano Cecchinel (Lago, 1947), da Da un tempo di profumi e gelo (LietoColle – pordenonelegge.it, 2016)


E c’è chi vide / antologia, Luciano Cecchinel

contorte sagome di cenere
come affranti mendichi nella nebbia
brancolare per segni in lunghi intrichi,
reggersi alle ossee betulle,
poi sparire in vorticoso frantume,
anime del rimpianto,
dell’ira, del dolore.

 

Luciano Cecchinel (Lago, 1947), da Le voci di Bardiaga, Il Ponte Del Sale, 2008)

 

Ciò che avrebbe negato in Cecchinel qualsiasi possibilità di rappresentare in chiave bucolica il mondo della montagna fu la scoperta, ad opera del poeta adolescente e dei suoi giovani amici, di resti umani al fondo di un’orrida spelonca.
Si trattava delle terribili tracce di un’esecuzione di nazifascisti e probabili collaborazionisti, come ce n’erano tante a ridosso della guerra.
Ne Le voci di Bardiaga, la pietas e il suo indispensabile esercizio sono condotti con un procedimento affatto particolare, sulla base cioè della dichiarata discontinuità ideologica esistente tra l’autore, fervido sostenitore della Resistenza (Perché ancora è dedicato al martirio dei partigiani del Vittoriose), e le vittime del massacro.
La pietas è dunque il movente più forte, al punto da indurre il poeta alla catalogazione delle tracce dei tanti che furono travolti dagli sconvolgimenti della Storia, sottraendoli così a un precipite oblio.

(Giovanni Turra)