Il fermaglio è ancora qui
Pubblicato: 13 febbraio 2019 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Milo De Angelis Lascia un commentoIl fermaglio è ancora qui,
vicino alle tempie. Tutto è stato
quello che è stato,
il silenzio sul cuscino
è un’eco di questo. Domandiamo
un anno di luce completa, un volo
che ripete in alto
la stessa scena terrestre. Ma il niente
è niente e le spine si conficcano
sempre più dentro di noi.
Milo De Angelis (Milano, 1951), da Quell’andarsene nel buio dei cortili (Mondadori, 2010)
Nei polmoni
Pubblicato: 23 gennaio 2019 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Milo De Angelis Lascia un commentoLa coperta, la sua forza, mentre crescevamo.
O gli occhi che ieri furono ciechi,
oggi tuoi, ieri l’inseparabile. Le fiale,
il riso in bianco diventano l’unico
mondo senza simbolo. Materia che
fu soltanto materia, nulla che
fu soltanto materia. Vegliare, non vegliare, poesia,
cobalto, padre, nulla, pioppi.
Milo De Angelis (Milano, 1951), da Terra del viso (Mondadori, 1985)
L’amore era silenzioso come una congiura
Pubblicato: 7 novembre 2018 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Milo De Angelis Lascia un commentoL’amore era silenzioso come una congiura
nessuno sapeva se la vita era immensa
oppure niente, se il tempo dilagava
oltre le colline oppure un dio venerando
impediva al gesto la sua crescita o impediva
alle more di restare sulle labbra.
Milo de Angelis (Milano, 1951) da Quell’andarsene nel buio dei cortili (Mondadori, 2010)
La luce sulle tempie
Pubblicato: 5 ottobre 2018 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Milo De Angelis Lascia un commentoChe strano sorriso
vive per esserci e non per avere ragione
in questa piazza
chi confida e chi consola di colpo tacciono
è giugno, in pieno sole, l’abbraccio nasce
non domani, subito
il pomeriggio, i riflessi
sui tavoli del ristorante non danno spiegazioni
vicino alle unghie rosse
coincidono le frasi
questa è la carezza
che dimentica e dedica
mentre guarda dentro la tazzina le gocce
rimaste e pensa al tempo
e alla sua unica parola d’amore: “adesso”.
Milo De Angelis (Milano, 1951), da Somiglianze (Mondadori, 2015)
– consigliato da Carmen Gallo
Questa morte è un’officina
Pubblicato: 23 maggio 2018 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Milo De Angelis Lascia un commentoQuesta morte è un’officina
ci lavoro da anni e anni
conosco i pezzi buoni e quelli deboli,
i giorni propizi, la virtù
di applicarsi minuto per minuto e quella
di sostare, sostare e attendere
una soluzione nuova per il guasto.
Vieni, amico mio, ti faccio vedere,
ti racconto.
Milo De Angelis (Milano, 1951), da Incontri e agguati (Mondadori, 2015)
Una lama di fosforo ti distingueva
Pubblicato: 7 maggio 2018 Archiviato in: I poeti sono vivi | Tags: Milo De Angelis Lascia un commentoUna lama di fosforo ti distingueva
e ti minacciava, in classe terza,
ti chiedeva ogni volta il voto più alto, l’esempio
perfetto del condottiero: sei stato tra la gloria
e il sacrificio umano
e hai scelto di non avere più nulla.
Ma oggi ti è riuscito
l’antico affondo, il pezzo di bravura,
chiamandomi per nome tra la Polfer e i sonnambuli
del binario ventidue “Ti ricordi di me?
Io abito qui”. “Ricordi quella versione
di Tucidide difficilissima. Solo tu… solo tu.”
“Toiósde men o táfos eghéneto…”
Hai ancora il guizzo
dello studente strepitoso, l’aggettivo
che si posa sul foglio e svetta, la frase
di una lingua canonica e nuova, quel tuo
tradurre all’istante a occhi socchiusi. Dove sei,
ti chiedo silenzioso. Dove siamo? I frutti
restano dentro e bruciano segreti
in un tempo lontano dalla luce,
in una giostra di libellule o in un sasso.
Milo De Angelis (Milano, 1951), da Incontri e agguati (Mondadori, 2015)
“Solo compenso a questa perdita / non ti sia dato conoscere i limiti precisi / di ciò che hai perso”
Pubblicato: 27 aprile 2018 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Milo De Angelis Lascia un commento“Sta zitto. Tu parli solo per dimenticare.”
Ma non c’erano muri
e le frasi scomparivano insieme al vento.
“Lo sai, il mio nome
significa: io sono cambiata”
e poi non c’è silenzio, dice, se uno si accorge,
non c’è amore
alla fine di un ricordo.
È scomparsa l’ombra delle case
in questo esterno di autocarri e di calce
e lo spazio è troppo
perché le parole siano lì.
“Non l’hai inventata tu, la gioia, non sei
abbastanza intelligente… tu che ti disperi
perché ciò che fai diventa…”
E questi alberi, sempre più radi
le grandi strade a nord della città
la nebbia che sta coprendo tutto, i passi
“ma così non potrai a lungo…”
e le mani sono umide, come l’erba, oltre la strada
e ferme, non si toccano, non saranno mai
sentimentali.
“Non hai fatto che perdere tempo. Parti,
una volta tanto,
da quello che ti resta.”
Milo De Angelis (Milano, 1951), da Somiglianze (Guanda, 1976)