La cavalletta sulle scale
Pubblicato: 26 novembre 2019 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Giuseppe Conte Lascia un commentoNon fu empio il mio piede: si fermò
in tempo per non cancellarti, cavalletta.
Non so da che cosa ti avvertii:
so che passò la fretta di rientrare
a casa: e mi curvai, a guardarti:
eri regale, delicata, assente
come nessuna donna è: muta
come un monile, ma insistente
tentavi lo scalino troppo alto
per te. Ti avvicinavi con delle zampe
che parevano passive, meccaniche, tanto
erano oscillanti e filiformi, e cominciavi
di sbieco la risalita, con una specie
di fatica, di impassibile
tremore. Più lunga e magra del mio
indice e chiara, color avorio, è
possibile? Salivi e poi tornavi
giù, padrona appena dei tuoi movimenti;
e io sempre più curvo sino a guardarti
negli occhi lucenti, nerissimi.
Eri forse così vecchia, o l’autunno
iniziava a poggiare su di te
la sua mano che fa freddi,
fragili? Ma perché volevi salire
quello scalino, perché ti affaticavi, per
raggiungere la cima, dove c’è
la mia casa, e perché mi hai fermato,
per dire cosa?
Giuseppe Conte (Porto Maurizio, 1945), da Le stagioni (Rizzoli, 1988)
Il mio demone è un senzatetto
Pubblicato: 6 giugno 2018 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Giuseppe Conte Lascia un commentoIl mio demone è un senzatetto
senza paura della tempesta
uno che abita la battigia
uno che abita la frontiera
uno che sulla sabbia nera
corre e fa capriole
aspettando che torni il sole.
Onde e vento lo prendono
schiume, salino, nuvole
e lui continua a correre
tra nebbie che disorientano
e fulmini che scardinano.
Se io con lui mi lamento
che sono un bronco gettato
sulla riva dalla marea
orme di cani e gabbiani
un groppo di nudi rami,
ride, mia vita, e dice:
“Tu sei quello che ami.”
Giuseppe Conte (Porto Maurizio, 1945), da Poesie 1983-2015 (Mondadori, 2015)
Energia mutabile
Pubblicato: 28 marzo 2018 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Giuseppe Conte, Isabella Leardini Lascia un commentoL’amore vero, tu lo sai, è volere
la gioia di chi non ci appartiene
è questo uscire, traboccare
da se stessi, come il sangue dalle vene
per un taglio, è l’irrinunciabile,
amore energia mutabile eterno bene.
Giuseppe Conte (Porto Maurizio, 1945), da Ferite e riforniture (Mondadori, 2006)
– Consigliato da Isabella Leardini
L’amour toujours
Pubblicato: 21 novembre 2017 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Giuseppe Conte Lascia un commentoA Giuseppe Ungaretti e a Henry Miller
Amare sempre
amare tutto
l’alba e il tramonto
il seme e il frutto
le onde quando infuriano
la geometria delle stelle
le api dentro i calici
gli sciami delle farfalle
le nuvole che volano
e si addensano in cielo
il vento e la siccità
la grandine ed il gelo
il vino dentro la botte
lo sperma della notte
amare sempre
amare tutto
la rovina e la crescita
la gioia e il lutto
la carne che ti scardina
l’angelo che ti sfiora
la giovinezza torbida
l’esitante vecchiaia
il dio dell’invisibile
dovunque egli ti appaia
amare nei suoi contrasti
la vita tutta intera
e amarla sino alla fine
cercando la primavera.
Giuseppe Conte (Porto Maurizio, 1945), da Poesie 1983-2015 (Mondadori, 2015)
Bibliotecario dell’effimero, qui è il regesto
Pubblicato: 5 ottobre 2014 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Giuseppe Conte Lascia un commentoBibliotecario dell’effimero, qui è il regesto
di ciò che sa morire e sa tornare e
il cui passaggio non ha parole ma nidi e
vento: il cipresso, la quercia, l’acacia e le
rose rampicanti, e l’acanto. Abbiamo
dimenticato tutto – ma per che
cosa? Dimenticato l’estasi e l’attesa
dell’alba, il silenzio e l’urlo del fiore che vuole
sbocciare
Giuseppe Conte (Porto Maurizio, 1945) da L’oceano e il ragazzo (Rizzoli, 1983)
Bibliotecario dell’effimero, qui è il regesto
Pubblicato: 5 ottobre 2013 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Giuseppe Conte Lascia un commentoBibliotecario dell’effimero, qui è il regesto
di ciò che sa morire e sa tornare e
il cui passaggio non ha parole ma nidi e
vento: il cipresso, la quercia, l’acacia e le
rose rampicanti, e l’acanto. Abbiamo
dimenticato tutto – ma per che
cosa? Dimenticato l’estasi e l’attesa
dell’alba, il silenzio e l’urlo del fiore che vuole
sbocciare
Giuseppe Conte (Porto Maurizio, 1945) da L’oceano e il ragazzo (Rizzoli, 1983)