Bisognerebbe fare alla fine d’ogni libro

Bisognerebbe fare alla fine d’ogni libro
una piantina. Non un indice, piuttosto
una planimetria delle sue parti,
descrivendo le fondamenta,
i suoi diversi accessi, le stanze,
i servizi e i disimpegni.
Bisognerebbe precisarne anche
la capienza ed i costi, spiegando
l’ammontare della manutenzione nel tempo.
Svelare così l’ossatura del cantiere,
le sue membra nascoste
dal paramento della pagina.
Soprattutto sapere: quale
e quanto il materiale
(legname, pietre, tubature, cemento)?

Valerio Magrelli (Roma, 1957), da Ora serrata retinae (Feltrinelli, 1980)

– consigliato da Fabrizio Lombardo


12 settembre 2001

Amo il cartone bianco
che tiene in piega le camicie
nuove dentro le loro confezioni in plastica.
Dopo una notte persa nell’insonnia dei giusti,
sui desolati altopiani della cronaca,
fra immagini di stupri, sciagure, fame,
questo cartone bianco
ritrovato in cucina mentre albeggia
mi appare come la colomba biblica
che salutò la fine del diluvio.
Perciò ci scrivo su queste parole come ringraziamento,
anche se nulla è finito e nulla finirà.
Ma mi accontento anche di una schiarita sulla pagina
prima che ricominci a diluviare.

Valerio Magrelli (Roma, 1957), da Disturbi del sistema binario (Einaudi, 2006)