Consigli di lettura
Pubblicato: 13 Maggio 2020 Archiviato in: I poeti sono vivi | Tags: Luigi Socci 5 commentiLeggi con gli occhi in orbita
filamentosi, acquosi.
Leggi perché sei quello che sa farlo
(chi scrive è l’altro) leggi
perché non è il momento
di saper far di conto.
Leggi le scritte piccole, le clausole
capestro-vessatorie
ad alta voce a chiare
lettere minatorie.
Leggi
senza usare il leggio
dal libro della memoria
come faccio io.
Leggi le barre dei codici a barre.
Leggi arrotandoti tutte le erre.
Leggi perché se leggi non ti accorgi.
Leggi non ti distrarre.
Leggi prima che con un tratto
di penna si cancelli tutto
quello che ti si legge in faccia
perché ce l’hai scritto.
fra le righe nel vuoto
leggi e rileggi lo spazio bianco
tra un verso e quello dopo
Pratichi la lettura silenziosa
per non mettere bocca nella cosa
per non prendere parte come scusa
eviti la lettura rumorosa.
Leggi le guide della Lonely Planet
fino ai glossari per non partire,
leggi la vasta gamma delle contro
indicazioni invece di guarire,
leggi due righe prima di dormire
e i necrologi al posto di morire.
Luigi Socci (Ancona, 1966), da Regie senza films (Elliot, 2020)
Luigi ha quella drammatica leggerezza che mette un dito proprio sul dolore farsesco di vivere e ti sorride dicendoti che è proprio lì che troverai la soluzione. Grazie per questo testo che ben conoscevo ma che mi fa sempre piacere rileggere.
grazie marco e grazie a roberto che ha postato questo testo senza dirmelo. le sorprese che fanno piacere, insomma. tra l’altro è uno dei testi che ho rivisto di più per la pubblicazione in volume. quello che per lungo tempo è stato il finale, con riferimento al g8 di genova, è ora diventato un testo autonomo che qua non c’è, ma nel libro sì. per fahrenheit ho addirittura ridotto pure questo per motivi di tempo. un testo modulabile e scorciabile a piacimento direi
orrore! manca un verso mi sento mancare. scherzi a parte manca davvero un verso qua:
Leggi prima che con un tratto
di penna si cancelli tutto
quello che ti si legge in faccia
perché ce l’hai scritto.
Grazie, scusa!
grazie Marco e Grazie a Roberto che l’ha postata senza dirmi nulla e facendomi dunque graditissima sorpresa. Tra l’altro questo testo, che Marco probabilmente conosce in una versione più lunga e con un diverso finale, è uno di quelli su cui ho rilavorato di più in vista della pubblicazione in volume, trasformando il finale (che alludeva, molto alla lontana, al g8 di genova) in una poesia a sè stante.