Ciglio

Frantumata e ripida –
la notte…
Tu
non arretri, non
fasci
l’emorragia di questo freddo.
Sei una domanda
che il destino inchioda
un respiro che la vita asciuga
una sillaba nel vortice.

Batte sulla pietra
l’artiglio del silenzio – batte
dove il tempo manca
e i luoghi
sono strappi,
figure originarie di caduta.

Adesso
tu sai:
tornerai carponi alla tua creta,
alle tue felci immobili,
a quell’impasto di radici e chiodi
dove il sangue è niente
e il niente vento

strapiombo
urto

Alessandro Bellasio (Milano, 1986), da Nel tempo e nell’urto (LietoColle – Pordenonelegge, 2017)


io sono la luce stretta

io sono la luce stretta
la stella sanguinata sopra gli inseguiti
la valle e il tumulo, la tempia e il fusto
sono la veglia rotta nelle mani
l’arbusto, la meditazione

io sono il torace, il torso l’aria io
sono la montagna:
qui di me non ho che il vento
la corsa disperata in questa vita
la gabbia tersa il vetro
la tenaglia
con l’urto che li fece i vivi la parabola
la polvere il peso
e l’incendio in ognuno
per sempre
la luce spezzata
dentro il coro
il precipizio dove ho sanguinato questo

Alessandro Bellasio (Milano, 1986), da Nel tempo e nell’urto (Lietocolle-Pordenonelegge.it, 2017)