Franca Mancinelli consiglia Chandra Livia Candiani

La maniglia 

Si posa piano il suo gesto
sulla mia assetata utilità
apro a corridoi e frasi
interrotte e bambina.
Dormono tutti ma lei
scavalca le ore come
camicie di forza e vaga
dritta e impetuosa
nella piega e nella resa
del turbine di luce braccata,
ornate sono le finestre
raggianti della nera
nera notte, animale
vaghissimo immenso
e bambina,
le sbircia conta e riconta
i passi gli sguardi bianchi
e fruscio di sciarpe.
Il gatto scivola smemorato
tra i sogni d’intensa serenità e bambina. Piove
o non piove i cassetti chiudono
con uno scatto vestiti pesanti
di anni e bambina.
Gonna nell’armadio e bambina
geranio buio balcone e bambina
passi di nessuno e bambina
bicchiere
senz’acqua
dentro
e bambina.

Chandra Livia Candiani (Milano, 1952),  da Il sonno della casa in Nuovi poeti italiani 6 (Einaudi, 2012)

Mentre gli altri sono immersi nel «sonno della casa», una bambina è sola ad affrontare il silenzio, a tastare il buio. Per lei alcuni luoghi e oggetti si svegliano,  prendono parola, si presentano: sono Gli scaliniLa manigliaI vetriIl pavimentoIl muroLa scrivania. Una magia li attraversa, ci guida a riscoprire la loro presenza quotidiana. Così gli scalini, spazio del transito, testimoni del nostro trascorrere nella vita. Oppure la maniglia che apre l’andare libero e impetuoso della bambina attraverso le stanze e ogni cosa che la rinomina e contiene: perché ogni cosa è in lei, è parte di lei, è attraversata e come ridisegnata dal suo passaggio. E lei non è più sola, è grande e fragile, ha paura e combatte la paura; non sa da dove le venga la forza, ma sa che ogni giorno deve esercitarla, affinarla, renderla esatta come un colpo sferrato contro il male. (La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore si intitola il libro di Chandra Livia Candiani in uscita per Einaudi). (Franca Mancinelli)


lui mi ha potato tanto

lui mi ha potato tanto
lui mi ha tolto la morte:
a pena avresti
riconosciuto il nome
mio o di un altro.
Chiedeva: “Avrà smesso di piovere?”
Io avevo ancora gli anni
per saperlo, per entrare
in casa e uscire
ferendomi o al riparo, mentre lui
seguiva l’accadere con un dito
sapeva dove andavano le vene.

Franca Mancinelli (Fano, 1981), da Pasta Madre (Nino Aragno editore, 2013)