La cavalletta sulle scale
Pubblicato: 26 novembre 2019 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Giuseppe Conte Lascia un commentoNon fu empio il mio piede: si fermò
in tempo per non cancellarti, cavalletta.
Non so da che cosa ti avvertii:
so che passò la fretta di rientrare
a casa: e mi curvai, a guardarti:
eri regale, delicata, assente
come nessuna donna è: muta
come un monile, ma insistente
tentavi lo scalino troppo alto
per te. Ti avvicinavi con delle zampe
che parevano passive, meccaniche, tanto
erano oscillanti e filiformi, e cominciavi
di sbieco la risalita, con una specie
di fatica, di impassibile
tremore. Più lunga e magra del mio
indice e chiara, color avorio, è
possibile? Salivi e poi tornavi
giù, padrona appena dei tuoi movimenti;
e io sempre più curvo sino a guardarti
negli occhi lucenti, nerissimi.
Eri forse così vecchia, o l’autunno
iniziava a poggiare su di te
la sua mano che fa freddi,
fragili? Ma perché volevi salire
quello scalino, perché ti affaticavi, per
raggiungere la cima, dove c’è
la mia casa, e perché mi hai fermato,
per dire cosa?
Giuseppe Conte (Porto Maurizio, 1945), da Le stagioni (Rizzoli, 1988)