Natale nel paese del tramonto

La luna sopra i tetti già alle tre del pomeriggio
in un cielo svaporato e gelido, scintillante.
Ombre passano tra i portici infilate
in cappucci cappelli cappotti
alla moda occidentale. Sarebbe bello forse
scrivere della Cecenia, della Cina, delle segrete
piante di Kyoto che immobili stanno nella preghiera.
Ma è questo, quel che ci è concesso:
luminarie appese nel freddo, smarrite,
lo scenario noto di mendicanti di cui si diffida,
la malinconia distratta di un popolo che si ama poco.

Azzurra D’Agostino (Porretta Terme, 1977), da Undicesimo quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2012)


La misura del mondo

In matematica non sono brava.
Perdo il conto delle foglie dei rami
e per le stelle ogni volta ricomincio da capo.
Non riesco a misurare il salto delle cavallette
e non so la formula per il perimetro delle nuvole.
Il calcolo di quanta neve sia caduta mi sfugge
e anche di quanta ne possa reggere un filo d’erba.
La somma dei passi per arrivare al mare non mi riesce
e mi chiedo se per il ritorno devo fare una sottrazione.
Ho diviso il numero dei semi per i frutti
il risultato è una nuova foresta e ne avanza qualcuno.
Se moltiplico le giornate di sole per quelle di pioggia
ottengo più di sette stagioni e non so quante settimane.
La matematica mi confonde. Come misura del mondo è strana.
Per quanti conti si facciano qualcosa non torna mai pari.
Due finestre fanno una vista? quattro muri sono una casa?
Noi siamo i nostri centimetri, chili, litri? quanto pesa un segreto?
quanto misura una risata? e l’area del cuore come si calcola?

Azzurra D’Agostino (Porretta Terme, 1977)