(a Stefania, finalmente)

Eri troppo minuta per essere donna e sorella maggiore

come sembrava impossibile che tu fossi madre

come sembrava impossibile morire di parto

nell’anno duemila di Dio

 

pesavi di meno di questo cognome che oggi

io porto da solo che se si potesse prenderlo

in braccio e sollevarlo come facevo con te

sarei un uomo diverso e avrei un sorriso

più facile da regalare ai miei figli

Francesco Tomada (Udine, 1966), da L’infanzia vista da qui (Sottomondo, 2005)

 


Nostra Signora del Disordine

Stiamo sempre a riempire e vuotare scatole
spostare i vestiti negli armadi
portare qualcosa in soffitta o in cantina

così sembra di traslocare di continuo
anche se viviamo nella stessa casa

tu non sei mai soddisfatta e io
non capisco non ti capisco più

abitare non vuol dire
che gli oggetti hanno ognuno il giusto posto
piuttosto
che dovremmo averlo noi

Francesco Tomada (Gorizia, 1966), da Portarsi avanti con gli addii (Raffaelli, 2014)