Che tu sia mansueto, mio eterno palpitare

Che tu sia mansueto, mio eterno palpitare
più di adesso, domani.
Lo ammetto al cospetto dell’asterismo estivo:
in me ancora tanto da sfamare.
Ma tu, palpitare stanco
continua il canone inverso
del più intimo inizio
quando due volte la palla superò
la soglia
della porta e io le cosce stremate di mia madre.

Ammettilo
nessuno ci viene a chiudere gli occhi la notte
eppure, nella silenziosità degli insonni
si ostina a rimbombare il muscolo

e da quella finestra sul tetto
su cui ogni tanto camminano i gatti
non manca di entrare la luce:

Macari oggi podormiri, pupa.
Lu jornu ti voli frisca e senza piccatu!
Biniritti li to peni, biniritta gioia antica.
Dormi dormi, cacciatura!

[Anche oggi puoi dormire, piccina./ Il mattino ti vuole fresca e senza peccato! / Benedette le tue pene, benedetta gioia antica./ Dormi dormi, cacciatrice!]

Naike Agata La Biunda (Catania, 1990), da Accogliere i tempi ascoltando (LietoColle-Pordenonelegge, 2017)


Le bambine dagli occhi fermi

Le bambine dagli occhi fermi
avanzano fra i giocattoli
col passo delle prede cacciatrici
si innamorano lentamente
delle cicatrici, vedono maniglie d’oro
dove un tempo non c’erano
neppure serrature.
Si prendono cura del proprio corpo
come ci si prende cura di un neonato:
lo allattano lo puliscono lo vestono
lo fanno sentire voluto.

Le bambine dagli occhi fermi
si lavano i denti con tanta foga
poi corrono sul letto a fare capriole
per rompere la maledizione
e quando ritornano a dormire
mettono la testa sotto il cuscino
per non sentire
che è possibile anche l’amore.

Naike Agata La Biunda (Catania, 1990), da Accogliere i tempi ascoltando (Lietocolle-Pordenonelegge, 2017)