Io canto nel tuo nome perché tu

Io canto nel tuo nome perché tu
da un luogo lontano tu mi senta richiamare
– evoca lui nell’occaso ammarato – perché giunga
alla tua bocca questa goccia e una sete pendente
ci racconti il vecchio mondo, la terra
già perduta nell’essenza ma sempre solvente
inalterata perfezione. Come i versi
necessari degli uccelli, degli alberi mistici
imbevuti di foschie, con un atto
della mano sulla fronte magari potrà
provocando un sorriso con lusinghe
agghindarla, quando è tempo di partire
con parole abbracciarla, ricordando
coniugato sul suo viso come sarà
sotto i suoi piedi un cammino, le sue mani
che maneggiano fiorami e sopra le vette
una parvenza di silenzio; oh ragazza
che un enigma vai tessendo con nembi
d’inchiostro sotto il dono di stagioni, che non sai
mai terminare né iniziare, né forse sommare
al tuo precipuo cambiamento, confida
nella vita in ciò che sogni e certo un mattino
così vicino, tratteggiando il tuo profilo
mentre dormi, lei ti ammalierà
per una volta ed una ancora, e tu
dal passato saprai sorriderle.

Tomaso Pieragnolo (Padova, 1965), da Viaggio incolume (Passigli, 2017)



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