Ti prego, luccio, non abboccare / la poesia alle elementari

Ti prego, luccio, non abboccare.
Scansa la mia esca con degnazione.
Un po’ d’astuzia, o di malinconia:
manda un segnale di evoluzione.
Se ho fame, fa’ che smagrisca ancora,
mandami all’aria, morto ed illuso;
e peggio ancora se l’insidia è sport,
accattonaggio di natura e d’uso.
L’amo conferma amore interessato,
la lenza è occulta pubblicità:
rimani onesto, l’acqua ti continua,
non farti appendere, solidarietà.

 

Paolo Febbraro (Roma, 1965), da Fuori per l’inverno (Nottetempo, 2001)



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