l’albero cavo, e le vocali

l’albero cavo, e le vocali
che in quel buio vi si sono annidate;
e le date percorse da radici,
il varco ostruito dalle ortiche.

Forse sarà nelle pozzanghere
il nostro più nitido riflesso,
anche se un rigagnolo, ora,
dissangua anche quest’ultima possibilità

ma i detriti che calpestiamo
cinguettano e gli uccelli cadono
dai rami come cachi sfatti

non resta che erigere un recinto d’amore,
non resta che stare aggrappati al silenzio,
troncare ogni rapporto col tempo
e poi portare dell’acqua con le mani

lasciare che un nome si depositi altrove
e che in quell’altrove trovi la sua quiete.

Fabio Franzin (Milano, 1963), da Il groviglio delle virgole (Stamperia dell’arancio, 2005)


Diventa irridente la memoria

Diventa irridente la memoria
senza tempo né storia.

Il pensiero scuro e scaltro emigra
verso il mondo di apparenza.

È come quando si scende in acqua
dove non si tocca per recuperare
illusione di vita.

Tiziano Broggiato (Vicenza, 1953) da Preparazione alla pioggia (Italic, 2015)