Annales

Rileggendo Tacito durante questa estate di massacri
il conforto veniva dal latino, la nudità dei fatti,
l’assenza o quasi di aggettivi,
il gerundio che evita inutili giri di parole.
Confrontando la traduzione con l’originale,
il testo italiano colava più lentamente sulla pagina.
In giorni pieni d’insegne levate in diversi schieramenti
la sintassi agiva come un laccio emostatico,
frenava enfasi e lacrime.
Sestilia, la madre dei Vitelli, non esultò ci dice Tacito,
mai per la fortuna, sentí soltanto le sventure familiari.
Il grigio libro di Tacito
scritto quando il su autore aveva sessant’anni
dice soltanto ciò che deve. Sul grigio orizzonte
degli Annales non c’è posto per i paesaggi o per l’amore:
Ci cura questa forma lapidaria:
<<La radicata cupidigia dei mortali,
i premi ai delatori non meno abominevoli dei crimini,
il metallo che decreta l’oro>>.

Antonella Anedda (Roma, 1955), da Historiae (Einaudi, 2018)