STRUMENTI
Pubblicato: 21 febbraio 2020 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Maria Grazia Calandrone Lascia un commentoImpara a fare le poesie come si fa il pane.
Impara a fare il superfluo. La nostra specie
si è ingegnata nel costruire oggetti
funzionali all’impianto biologico
del quale è ditata − le mani (forchette, penne, sigarette)
− o le gambe (pedali, automobili). Molto
veniamo rimpiazzati dagli oggetti.
Lo scopo è essere sostituiti nelle cure primarie degli apparati. Lo scopo è
esseri liberi. Scorporare.
Oltre, stanno le rocce e gli alberi, quiete entità respiranti
che non appartengono a nessuno
e a niente di quanto si dissolve nell’atmosfera prima di toccare terra
Parola sostanziale regredita
dalla bocca alla mente
Verde, senza fiori, aromatica, verde di sangue raffermo, verde e petrosa, [instabile
nella gioia matematica dello spazio
dove il reale è il vuoto della fisica
fra i battitori del grano
sopra una terra diventata immobile per l’attrito rovente delle atmosfere
su corpi che la poesia non salva.
Maria Grazia Calandrone (Milano, 1964), da Giardino della gioia (Mondadori, 2019)