Maria Grazia Calandrone consiglia “Chi se ne è andato non desidera tornare” di Antonella Anedda

Chi se ne è andato non desidera tornare.
Pensiamo che si strugga per il mondo
prestandogli la nostra nostalgia.
L’oleandro trema, l’abete
che si sfrangia più latteo nella luna
e tutta la bellezza incomprensibile
che ci ostiniamo a raccontare.

Se i morti vedono ci guardano scrutare l’illusione di un muro
bussare per entrare o chiamare
come i pazzi che cullano le pietre
bisbigliando loro: amore.

Antonella Anedda (Roma, 1958), da Salva con nome (Mondadori, 2012)

Scelgo per voi questa poesia per due opposte ragioni:

  1. perché, traendo ispirazione da un video, mescola i linguaggi e dunque descrive – sebbene subliminalmente – un “fare” poesia estremamente contemporaneo
  2. perché, nonostante ciò, “usa” il contemporaneo per discutere insieme a noi una cosa ontologica, intrinseca, qualcosa che riguarda tutti gli esseri vivi dagli albori – e che riguarda anche gli animali – ovvero la relazione con i morti.

Il testo rende chiarissimo come la poesia sia attiva nel mondo al quale apparteniamo e, nello stesso tempo, faccia da ponte per la vita di chi ci ha preceduti e si è domandato quello che adesso ci domandiamo noi.

Inoltre: Video ci presenta una risposta nella quale leggiamo coraggio più che amarezza. Possiamo anzi trarre profitto dalla doppia lezione che Anedda ci offre scrivendo che i morti non hanno bisogno di noi. Rovesciandone l’implicita esortazione ricordiamo che

  1. è da vivi che bisogna avere cura di coloro che amiamo. E soprattutto:
  2. la poetessa ci esorta a imparare a lasciar andare, che vuol dire essere liberi e liberare.

Io in prima persona accolgo con amore e umiltà questa profonda lezione di leggerezza.

Maria Grazia Calandrone