Luigia Sorrentino consiglia Ewa Lipska

Bohater powieści

Droga pani Schubert, bohater mojej powieści
dźwiga kufer. W kufrze ma matkę, siostry, rodzinę,
wojnę, śmierć. Nie jestem w stanie mu pomóc.
Wlecze ten kufer przez dwieście pięćdziesiąt stron.
Opada z sił. I kiedy wreszcie wychodzi z powieści,
zostaje ze wszystkiego okradziony. Traci matkę,
siostry, rodzinę, wojnę, śmierć. Na forum
internetowym piszą, że dobrze mu tak.
Może jest Żydem albo karłem? Świadkowie
twierdzą, że będą milczeć na ten temat.
Ewa Lipska (Cracovia, 1945), da L’occhio incrinato del tempo (Armando Editore 2013)

Il protagonista del romanzo

Cara signora Schubert, il protagonista del mio romanzo
trascina un baule. Nel baule ci sono la madre, le sorelle, la famiglia,
la guerra, la morte. Io non sono in grado di aiutarlo.
Si tira dietro quel baule per duecentocinquanta pagine.
Non si regge più in piedi. E quando finalmente esce dal romanzo,
viene derubato di tutto. Perde la madre,
le sorelle, la famiglia, la guerra, la morte. In un forum
su internet scrivono che gli sta bene.
Forse è un ebreo o un nano? I testimoni
affermano che taceranno su questo argomento.
(Traduzione di Marina Ciccarini)

Ewa Lipska . Il trasferimento della Memoria

Ewa Lipska è nata a Cracovia, nel 1945. L’autrice in questa prosa poetica racconta la storia di un uomo che trascina in un baule tutta la sua famiglia, come un corpo morto. Dentro c’è l’orrore della Seconda Guerra Mondiale, ma anche della Shoah, la Catastrofe. Attraverso il dolore di un uomo solo, la poetessa ci racconta il dolore del popolo polacco, che a quella tragedia ha assistito, come molti altri popoli europei, senza fare niente. Proprio in Polonia, negli anni della Guerra si trovavano alcuni campi di sterminio nazista nei quali gli ebrei furono deportati. Ecco perché la Lipska, in questo testo, opera “un trasferimento di memoria”: da un popolo all’altro, da un confine all’altro, ma anche: dal confine della prosa al confine della poesia. La forma è epistolare, un uomo racconta ad una donna, forse austriaca, la signora Schubert, (dal nome del famoso compositore viennese), la storia di un altro uomo, un ebreo, appunto, deriso su un social network.  “Forse è un ebreo o un nano? I testimoni/ affermano che taceranno su questo argomento.” In due versi la poetessa mette l’antisemitismo che ancora alberga fra noi. La radice è la stessa: non testimoniare, oggi come allora, significa negare la verità, e, dunque, perpetrare il male. (Luigia Sorrentino)