Riflessioni sul fallimento
Pubblicato: 4 Maggio 2019 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Fabio Pusterla Lascia un commentoI
Erano le notti che si automobilava
senza (naturalmente!) meta, parlando
di Artaud, di Stanislawskij, di Jerzy
Grotowski, della Comuna Baires, poi miseramente
finita in delirante nulla; di sesso e psicanalisi, certo,
di politica. Si pensava a uno spettacolo
sul terrorismo tedesco, sull’alienazione svizzera;
si girava in macchina di notte. Io imparavo a guidare.
II
Sia chiaro subito a tutti: quei sogni
rimasti lì (la sala buia, i ritagli
di tendoni alle pareti, per l’atmosfera,
la balaustra cadente, i tavolini del vecchio
sanatorio, il fallimento
totale), inespressi, pure larve, i monologhi,
la girandola di attori pezzenti e tutto ciò
che è sepolto
(a meno che anche tu, gettato
in avanti, in fuori, teso in movimenti,
a brandelli, in goffe danze), e i volti
eccetera, quei sogni lì dico
o si hanno oppure no.
III
E questa, vedi, è la scrittura
della rabbia inespressa, covata in sentina.
La scolpirei su pietre dure,
irosamente (ricordo un’iscrizione
pompeiana: quisquis ama valia, peria
qui nosci amare, bis tanti
peria quisquis amare vota).
Fabio Pusterla (Mendrisio, 1957), da Concessione all’ inverno (Casagrande, 1985)
-consigliato da Marco Malvestio