Una fotografia del 1956

È una fotografia in bianco e nero
di mia madre da giovane che porta
una gonna leggera di tessuto
à pois, stretta alla vita
da una cintura con la fibbia tonda.
Vanno verso lo sfondo prospettive
di pioppi che fiancheggiano il canale
e sul colmo dell’argine sono
appoggiate l’una all’altra due
biciclette, appena lucidate.
Vicino c’è mio padre,
il maglione annodato intorno alle
spalle, i capelli con la sfumatura
alta sopra la nuca e rilucenti
di brillantina. Esprime nello sguardo
l’ironia di un desiderio d’amore
trattenuto, mentre lei gli sorride
di timidezza vera e lo respinge
per scherzo.
Sul retro, nell’angolo
in basso, scritta a inchiostro di china
scolorito, la data: primavera
del ’56, forse il pomeriggio
di un aprile ventoso o una domenica
di marzo, quando io non esistevo.

Claudio Pasi (Molinella, 1958), da Ad ogni umano sguardo (Aragno, 2019)


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