W cudzym pięknie / antologia, Adam Zagajevski
Pubblicato: 29 ottobre 2014 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Adam Zagajevski Lascia un commentoTylko w cudzym pięknie
jest pocieszenie, w cudzej
muzyce i obcych wierszach.
tylko u innych jest zbawienie,
choćby samotność smakowała jak
opium. Nie są piekłem inni,
jeśli ujrzeć ich rano, kiedy
czyste mają czoło, umyte przez sny.
dlatego długo myślę, jakiego
użyć słowa, on czy ty. Każde on
jest zdradą jakiegoś ty, lecz
za to w cudzym wierszu wiernie
czeka chłodna rozmowa.
Adam Zagajewski (Leopoli, 1945), da Dalla vita degli oggetti. Poesie 1983-2005 (a cura di Krystyna Jaworska, Adelphi, 2012)
Nella bellezza altrui
Solo nella bellezza altrui
vi è consolazione, nella musica
altrui e in versi stranieri.
Solo negli altri vi è salvezza,
anche se la solitudine avesse sapore
d’oppio. Non sono un inferno gli altri,
a guardarli il mattino, quando
la fronte è pulita, lavata dai sogni.
Per questo a lungo penso quale
parola usare: se lui o tu.
Ogni lui tradisce un tu, ma
in cambio nella poesia di un altro
è in fedele attesa un dialogo pacato.
(Traduzione di Krystyna Jaworska)
Questa è, a mio avviso, una delle poesie più belle e più intense di Adam Zagajewski. Il titolo, che riprende il primo verso, esprime tutto il bisogno del poeta di ricercare l’armonia e la serenità (Nella bellezza altrui è anche il titolo di una raccolta di saggi pubblicata nel 1998). «La bellezza salverà il mondo», affermava il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij; il poeta polacco aggiunge che solo nella bellezza “altrui” vi è la salvezza. Egli pone al centro della propria opera il tema dell’estraneità, dell’estraneo, straniero, diverso, che in quanto “altro da sé” ci offre la possibilità di conoscere e di gustare il bello. Il dialogo, che conduce alla conoscenza, è possibile infatti unicamente nell’incontro con il diverso, nella musica e nella poesia altrui, come anche nella realtà quotidiana. La solitudine, anche se avesse il sapore dell’oppio, non ci porterebbe da nessuna parte. Secondo Zagajewski, l’arte, il bello, nascono dal sentimento di meraviglia nei confronti della realtà, dal desiderio profondo di comprendere le ragioni ultime delle cose (anelito verso il bello).
(Lucia Pascale)