Acquedotto / antologia, Antonella Anedda

Roma. Pioggia debole. Vento: Libeccio.
Intensità del vento: brezza tesa.

 

Mi sveglio presto per vedere
un acquedotto lungo come un treno
tra i pini, le nuvole,
un grumo di pecore e di prati.
In treno penso alla pietra sollevata, fermata da una spinta
calcolata, eretta da schiavi, mantenuta da schiavi.
Vedo l’inclinarsi dell’acqua (viene dalle comete)
e il suo mai – riposo, il ritmo delle gocce
(ancora oggi) fino alle fontane.
Quando arrivo mi appoggio a un tronco per guardare.
Guardo in alto. Le arcate scorrono nel vuoto.
Se non sentiamo le grida sotto gli archi di trionfo
e aggiungiamo le parole
arte e architettura e precisiamo: civile,
allora, forse, troviamo un po’ di pace,
la stessa che danno gli scheletri
composti nei musei.

 

Antonella Anedda (Roma, 1958), da Salva con nome (Mondadori, 2012)

 

L’epigrafe contiene la prima annotazione metereologica del libro. L’attenzione al variare del tempo atmosferico ritorna alla fine della sesta sezione, Cucire, con Notizie meteo. Notte (I-II) e Altre notizie (I-III) e poi di nuovo nelle epigrafi di Concerto per paura, coro e voci. Questo sguardo risponde ad una necessità di rimettersi alla forza e all’azione degli elementi, come le ha insegnato l’isola della Maddalena, terra dell’infanzia e di periodici ritorni, patria poetica a cui ha dedicato il libro Isolatria. Viaggio nell’arcipelago della Maddalena (Laterza, 2013). Il verso che apre la poesia condensa il significato che per l’autrice, studiosa di storia dell’arte, hanno le immagini: custodi di senso, icone a cui affidarsi contro la paura. Questa sua particolare fede nello sguardo e nel potere terapeutico delle immagini emerge nel libro La vita dei dettagli. Scomporre quadri, immaginare mondi (Donzelli, 2009). La divisione in tre strofe della poesia corrisponde a tre diverse modalità del vedere: dallo stimolo del desiderio, all’immaginazione, allo sguardo che considera la realtà alla luce di ciò che si stava disegnando nella mente. La forma definitiva che le parole possono dare a questa visione, nello stesso istante in cui placa l’inquietudine e il dolore della ricerca, ci allontana dalla vita, ci compone nella morte.

(Franca Mancinelli)


One Comment on “Acquedotto / antologia, Antonella Anedda”

  1. mariannapuntog ha detto:

    i POETI sono vivi? io peNsavo…….


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