Medaglioni
Pubblicato: 19 dicembre 2014 Archiviato in: I poeti sono vivi | Tags: Durs Grünbein Lascia un commentoUnd einmal schliefen wir im tiefsten Mittelalter,
Verschanzt in einem Bergnest, hinter
Feldsteinmauern.
Nachts kam Besuch in dicken Wollpullovern –
Falter,
Die an die Schlafen trommelten. In Ecken lauernd,
Gab es da Drachen wie am Domportal,
eidechsenklein.
Der Tag kroch langsam durch die engen, steilen
Gassen.
Schildkroten warn wir, unser Panzer dieser graue
Stein,
Schon mittags mude, leicht von Schattenhand zu
fassen,
Unter den Bauern, Frühaufstehern hier die einzig
Trägen.
Ein Gang durchs Stadttor reichte, um uns zu
beglücken
Mit Panoramen früher Tafelbilder, Genreszenen.
Grossmütter trugen ihre Enkel auf dem krummen
Rücken.
Beim Metzger nebenan sang hell die Knochensäge.
Und ein Jahrhundert lag in einem Katzengähnen.
Durs Grünbein (Dresda, 1962) da Strofe per dopodomani (Einaudi, 2011)
Una volta dormimmo nel più profondo medioevo,
trincerati in un covo montano, dietro blocchi di pietra.
La notte avemmo visite in spessi pullover di lana –
falene
a tamburellarci le tempie. In agguato negli angoli
draghi da portale di duomo, ma piccini come lucertole.
Il giorno strisciava lento per le stradine ripide.
Tartarughe eravamo, il carapace quella pietra grigia,
già stanchi a mezzodì, facili prede dell’ombra.
Fra i contadini che si levano presto gli unici pigri.
Passar la porta del borgo bastò a rallegrarci
con panorami di vecchie pitture su tavola, scene di
genere.
Le nonne portavano i nipoti sui dorsi curvi.
Dal macellaio vicino il limpido canto della sega per ossi.
E in uno sbadiglio di gatto c’era un intero secolo.