Mare nostro

Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell’isola e del mondo,
sia benedetto il tuo sale,
sia benedetto il tuo fondale.
Accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde,
i pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature,
che tornano al mattino con la pesca
dei naufraghi salvati.
Mare nostro che non sei nei cieli,
all’alba sei colore del frumento,
al tramonto dell’uva di vendemmia,
ti abbiamo seminato di annegati
più di qualunque età delle tempeste.
Tu sei più giusto della terraferma,
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto.
Custodisci le vite, le vite cadute
come foglie sul viale,
fai da autunno per loro,
da carezza, da abbraccio e bacio in fronte
di madre e padre prima di partire.

Erri De Luca


Noi lasciamo / la poesia alle elementari

Noi lasciamo
al mago dei sogni
scegliere
il futuro dei giorni
e svelare
dal suo celeste cappello
colombe e rose
trasformarsi in parole
che pur se ancora
senza suono
travolgono il silenzio
oltre la sera.

(21 settembre 1995)

 

Ludovica Cantarutti (Udine), da Antologia (Samuele Editore, 2009)