Mary Barbara Tolusso consiglia Ivano Ferrari

Sparo su di uno straccio usato
sull’esistenza scaltra dei rimorsi
sono come la luna condannato
a stare in alto per colpa dei poeti
piloti senza viaggio o latitanti.
Prendo in ostaggio i raggi
– di sole ora si parla –
reliquie di luce clandestina
da lì sparo sulle ombre meridiane
sui feudi di catrame delle favole
vado in verso e uccido io per voi.

Ivano Ferrari (Mantova, 1948), da La franca sostanza del degrado (Einaudi, 1999)

 

Non sempre un uomo sceglie la poesia. Molto spesso è la poesia a sceglierlo. Questo testo di Ivano Ferrari attenua la mitologia dell’ispirazione, rende umano il mito, il poeta non è altro che un uomo “condannato/ a stare in alto per colpa dei poeti”. È una lezione che non sarà mai ripetuta a sufficienza. La poesia ti capita, può succedere, senza che tu l’abbia cercata. Perché la scrittura è una sorta di piaga che ti costringe alla verticalità, che quasi mai è un buon affare, nessuno ha voglia di mettersi di fronte a uno specchio per osservare le proprie (e altrui) deformità. Ferrari esprime quanto la poesia sia un corpo a corpo con la realtà, il tentativo di aprire gli occhi sui luoghi comuni, sulle comode consolazioni (il poeta spara sul catrame delle fiabe) per una lettura più audace del mondo: per te e per altri, ancora / più inesperti / che non osavano farlo, scriveva Mario Luzi in “Auctor”. Non è molto diverso dal senso di pietas che evoca infine Ferrari:“vado in verso e uccido io per voi”. (Mary B. Tolusso)

 


One Comment on “Mary Barbara Tolusso consiglia Ivano Ferrari”

  1. Se i poeti fossero vivi ne avremmo qualche beneficio.
    Ne ascolteremmo ex-carta un verso, l’anti-macabra risata
    del poeta contro chi lo vuole morto: quel segugio
    che poco fa, all’Idroscalo di Ostia, si e’ presentato
    in 5 o 6 fascisti mandati da quelli la’ piu’ alti della luna:
    il Petrolio, l’ENI, i manovali della Democrazia Cristiana.

    Se i poeti fossero vivi ne avvertiremmo il guaito-Urlo
    e li vedremmo con libri alla mano contro i bastoni
    tormentare i bastonatori, chiamare il mondo a sputarlo
    via quell’aguzzino che ride e manda i suoi ragazzoni
    a sputare via i poeti; e invece no! Non ci insegue nessuno
    cari miei, DC e’ PD, PD e’ ENI, ENI e’ Mondadori, Poeta e’ ENI.

    Massimiliano Gusmaroli/Poetainazione

    Ho appena composto questi versi perche’ la vita dei poeti mi sta a cuore. Io scrivo da 30 anni, oggi ne ho 42, e posso dire che come poeta sono da sempre morto. Mondadori ha preso quasi tutto, e i poeti che vengono pubblicati sono inoffensivi, gli fanno gioco. E’ la morte di tutto.
    Se i poeti sono vivi o no dipende sia dai poeti, che non urlano piu’ come un Pasolini o un Ginsberg, che non scrivono piu’ per comunicare ma solo per cambiare pelle, come i serpenti, sia dal contesto sociale consumista, barbaro e ipermaterialista. Lo riconoscete forse in questi aggettivi? E’ il nostro, e sta per essere o forse gia’ lo e’ il contesto del mondo intero. La temperatura della barbarie ha superato i 4 gradi, convegno di Lima.
    La poesia e’ il contrario di questa realta’, non ama bollire all’inferno. Come potrebbe essree viva dunque la poesia oggi? Se manca il bambu’ e i segugi fanno bene il loro mestiere i panda spariscono. I grassi pacifici dugonghi si sono gia’ estinti dai mari delle Filippine e della Malesia, ne restano alcuni esemplari in Madagascar. Non vi riconoscete forse nei dugonghi, cari poeti che dite di essere vivi?
    Oh non e’ professando vita che possiamo illuderci di essere vivi, se nemmeno un lamento o un guaito da queste bestie che siamo viene preso in considerazione e il mondo se ne va a rotoli lontanissimo dalla poesia!
    Uniamoci in una grande lotta. Questo si puo’ fare. Chiamiamoci alle armi, incontriamoci, ma senza fare salotto, solo per la lotta.


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