Fabiano Alborghetti consiglia Francesco Tomada
Pubblicato: 26 marzo 2014 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Fabiano Alborghetti, Francesco Tomada 3 commentiPortarsi avanti con gli addii
E se domani io non ci fossi più
per un incidente o qualsiasi cosa che ora non immaginiamo
o perché la rabbia mi ha formato un coagulo nel cuore
dopo il tempo che ti serve tu comunque vai avanti
trova un altro uomo che sia un padre
se possibile migliore per i nostri figli
per favore non far recitare quelle messe
a cui tutti devono venire senza averne voglia
non tenere i miei ricordi in un cassetto
perché di buio allora ne avrò già abbastanza
e non dire a nessuno se mi pensi
piuttosto custodiscimi come una seconda adolescenza
qualcosa che ti porti sempre dentro
anche se non sei più tu
Francesco Tomada (Gorizia, 1966), Portarsi avanti con gli addii (Gattili – piccole edizioni numerate a mano, 2010)
Levità per un tema lancinante, invertendo però il punto d’osservazione. C’è freschezza e pacifica contemplazione nel gesto fiorito che adagia -nella parole- il conforto. C’è distanza, consapevolezza, tenerezza soprattutto senza scadere né nel pietismo né nella retorica. Parrebbe cosa insignificante eppure la grazia che riepiloga un assieme condiviso appiana l’eruzione della mortalità e –infine- consola. Questo è un testamento poetico che sconfigge la solitudine del poi: si staglia controluce una promessa di presenza anche quando ci sapremo circondati da un assurdo eccesso universale. (Fabiano Alborghetti)
Gabriel Del Sarto consiglia Guido Mazzoni
Pubblicato: 25 marzo 2014 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Gabriel Del Sarto, Guido Mazzoni 1 CommentoQuesto sogno
Ogni voce torna nel risveglio
quando le forze compresse in questo sogno
sono il mondo che attraverso.
La forma della costa dopo il temporale,
l’odore di pioggia nell’aria, la mano
di mio padre che mi porta
in alto, sulla sabbia,
se lo stupore nomina le cose
e le fa essere davvero,
mare e casa, darsena e spiaggia,
mentre nel sole respiro la mia ansia
quando l’infanzia cede alla memoria
la paura, l’origine delle parole, questo squarcio
pieno di cose che parla del paesaggio
di una mattina degli anni Settanta mentre guardo
il mio volto, nel vetro ancora buio,
apparire tra le nubi. Ricordo
sempre più spesso solo gli atomi compiuti,
la vita presso di sé, così perfetta
nelle monadi dove eravamo veri
per un istante indicibile: il suono
della pioggia sui teli, il vento sulla plastica
mia madre chiude la tenda, tra il fulmine
e il tuono un vuoto indefinibile,
fuori dal tempo di tutti
il mare nitido, noi stessi per un attimo.
Guido Mazzoni (1967), da I mondi (Donzelli, 2010)
La forma della nostra vita si fonda sulla creazione di piccole sfere private, impotenti e monadiche. In questi “mondi”, ci dice Mazzoni, ognuno di noi è prigioniero, non ha potere, non ha privilegio né morale né conoscitivo. Il cielo è sempre il solito, le periferie hanno gli stessi colori, le stesse sagome di case e le stesse auto nei parcheggi. Omologati sono i luoghi in cui trascorre l’esistenza e si forma l’identità degli uomini e delle donne. Persone colte nella loro quotidianità: tornano a casa dal lavoro, prendono medicine, guardano la TV, costruiscono qualcosa, con dignità partecipano al meccanismo comune della solitudine. L’attimo di una verità possibile su noi stessi appare e immediatamente fugge, ma, non dubito, tornerà. (Gabriel Del Sarto)



