Coltello lunghissimo e stretto

Coltello lunghissimo e stretto
due persone la tengono
una terza porge fieno,
circondata da buone intenzioni
la bestia si calma, mangia
addirittura la mano dell’uomo,
all’improvviso una quarta figura
si avvicina da dietro
con uno sguardo calcola la posizione
tra testa e collo come si dice
punta delicatamente il coltello e spinge
con tutta la sua forza.
La bestia crolla
strabuzzando gli occhi
bianchi.

 

Ivano Ferrari (Mantova, 1948), da La morta moglie (Einaudi, 2013)


No, no nus capisin pui

No, no nus capisin pui
dicevi iò, proprit no nus capisin:
inutil nu’ stâ denant,
lu tente dome cui ch’al cjale,
sperant religion,
lis imaginutes de caroces,
chês parsore li’ cjadrees dai trenos.
E tu no tu as pui spazios:
dome angui
‘n miêc tun vagon e ‘n altri.

 

Flavio Santi (Alessandria, 1973), da Rimis te sachete (Marsilio, 2001)

 

No, non ci capiamo più
dicevo, proprio non ci comprendiamo:
inutile starci davanti,
ci prova solo chi guarda,
sperando religione,
i santini delle carrozze,
quelli sopra le poltrone dei treni.
E tu non hai più spazi:
solo angoli
tra un vagone e l’altro.