Tu legno e io

Come una preghiera per non violenti giorni
Dal lago si estendeva ai colli circostanti,
Sommergeva persino i già bisbigli
Emessi dai risvegli,
Era il cielo con due nuvole
L’emissione della voce
E a forma di labbra la pronuncia:
Tu legno e io poliuretano espanso.
Quando si dice i materiali antichi
Destinati a durare
E quelli innovativi…
Cercavamo il sesso della morte
Nelle pitture alpine. E’ maschio è maschio
Ricordo che scoprivo.

Franco Buffoni (Gallarate, 1948), inedito


Non so perché rimango fermo

Non so perché rimando fermo,
attratto da queste placide immagini
multiple di micromondi in abbandono,
senza presenza umana, dove ogni cosa,
ogni dettaglio è oggetto, è specchio,
specchio di noi, del nostro
esserci, del nostro transito ignoto,
gioioso sforzo o lamento. Intanto

mando a memoria tra armonia e disagio
queste parole del cosmologo lucente
tra buio e spazio:”Noi siamo solo
una varietà evoluta di scimmie
su un pianeta secondario di una stella
insignificante. Ma siamo in grado
di capire l’universo, e questo
ci rende molto, molto speciali”.

Maurizio Cucchi (Milano, 1945), da Malaspina (Mondadori, 2013)