Presa di forza

Se ascolto il sibilo
a vuoto di un banco sega
in un sabato pomeriggio qualsiasi
va a finire che poi aspetto
soltanto il taglio del tronco successivo,
lo schizzo di segatura
o che mi metto a girare col cardano.

Posso anche pensare in dirittura
che tutti noi ci perdiamo di vista così,
come al mattino al banco affettati, quando si
voltano di colpo e ti cercano
cogli occhi un attimo invano dove sei finito
per domandare – e dopo,
e confermare il giusto peso con un dito. ​

 

Alberto Cellotto (Treviso, 1978), inedito


dove siete stati a cancellarmi

dove siete stati a cancellarmi
per ogni nutrimento di sostanze
o di acque dense
dove siete stati per essermi
piccoli sentimenti eucarioti, procarioti, sentenze
avete avuto facoltà pressoché indeterminate
silenziose ancora acque
in sé convesse per non dire ripetute
dove siete state noi qui non abbiamo
forma e meno che mai deposito
per qualità di germinanti indizi.

 

Marco Corsi (Montevarchi, 1985), da Le acque (L’Arca Felice, 2014)