Un mollusco al pranzo di Natale
Pubblicato: 20 dicembre 2014 Archiviato in: Una poesia al giorno | Tags: Alberto Bertoni 1 Commentoa Emilio Rentocchini
Le luci sono fioche
molto più fioche quest’anno
e il freddo punge
Il disagio puoi crederlo sottile
ma come ammucchiate sotto un tunnel
nel chiuso delle case le famiglie
già da ore non sanno cosa dire
eccetto la sfilza di ricordi
di Natale in Natale più abnormi
recitati da profili spiegazzati
fissi ai soliti posti
quando tutta la tavola ricopre
una coltre di brina così spessa
da sembrare tela grezza,
se poi fanno fatica a sopravvivere
anche l’alga il lichene la valva
dell’unico mollusco risparmiato
e tutto è polverio indistinto
impercettibile pigro
sussulto del creato
Alberto Bertoni (Modena, 1955), da Traversate (SEF, 2014)
Medaglioni
Pubblicato: 19 dicembre 2014 Archiviato in: I poeti sono vivi | Tags: Durs Grünbein Lascia un commentoUnd einmal schliefen wir im tiefsten Mittelalter,
Verschanzt in einem Bergnest, hinter
Feldsteinmauern.
Nachts kam Besuch in dicken Wollpullovern –
Falter,
Die an die Schlafen trommelten. In Ecken lauernd,
Gab es da Drachen wie am Domportal,
eidechsenklein.
Der Tag kroch langsam durch die engen, steilen
Gassen.
Schildkroten warn wir, unser Panzer dieser graue
Stein,
Schon mittags mude, leicht von Schattenhand zu
fassen,
Unter den Bauern, Frühaufstehern hier die einzig
Trägen.
Ein Gang durchs Stadttor reichte, um uns zu
beglücken
Mit Panoramen früher Tafelbilder, Genreszenen.
Grossmütter trugen ihre Enkel auf dem krummen
Rücken.
Beim Metzger nebenan sang hell die Knochensäge.
Und ein Jahrhundert lag in einem Katzengähnen.
Durs Grünbein (Dresda, 1962) da Strofe per dopodomani (Einaudi, 2011)
Una volta dormimmo nel più profondo medioevo,
trincerati in un covo montano, dietro blocchi di pietra.
La notte avemmo visite in spessi pullover di lana –
falene
a tamburellarci le tempie. In agguato negli angoli
draghi da portale di duomo, ma piccini come lucertole.
Il giorno strisciava lento per le stradine ripide.
Tartarughe eravamo, il carapace quella pietra grigia,
già stanchi a mezzodì, facili prede dell’ombra.
Fra i contadini che si levano presto gli unici pigri.
Passar la porta del borgo bastò a rallegrarci
con panorami di vecchie pitture su tavola, scene di
genere.
Le nonne portavano i nipoti sui dorsi curvi.
Dal macellaio vicino il limpido canto della sega per ossi.
E in uno sbadiglio di gatto c’era un intero secolo.



